23/11 - Dal momento che esistono poche alternative pratiche al calcestruzzo e che con la calcinazione è inevitabile che si generi CO
2, sono in sviluppo delle nuove tecnologie in grado di catturare e stoccare l’anidride carbonica prima che sia immessa nell’atmosfera. Questo sembra essere l’approccio più efficace per decarbonizzare l’industria del cemento secondo uno studio condotto da Paul Fennell con i colleghi dell’Imperial College di Londra e pubblicato all’inizio di quest’anno sulla rivista Joule.
Sull’utilizzo dell’anidride carbonica catturata le alternative sono numerose: dal conservarla nel sottosuolo e usarla in altri settori industriali, come ad esempio per produrre carburanti sintetici, all’iniettarla nel calcestruzzo quando viene miscelato con l’acqua, per favorire le reazioni chimiche che provocano l’indurimento del cemento (polimerizzazione).
La canadese CarbonCure e, nell’ambito di un progetto di ricerca dell’Unione europea, la tedesca Heidelber cement stanno già imboccando questa strada.
Secondo Fennell, grazie a un migliore uso dell’energia e alla sostituzione di parte dei materiali, sarebbe possibile di ridurre di circa l’80% le emissioni di CO
2 per tonnellata di calcestruzzo prodotta attualmente. Inoltre, un ulteriore contributo importante potrebbe essere fornito passando a forni rotativi con rifiuti urbani e industriali oppure forni alimentati, in gran parte o del tutto, da biomasse come il legno.
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